How to Get Away with Murder – Recensione 4×10 – Everything We Did, We Did For Nothing

Come il titolo dell’episodio cita, è naturale pensare che questo ribaltamento post mid-season abbia pulito metaforicamente il tavolo, per mostrare carte diverse, storie diverse con differenti evoluzioni. La caratteristica principale di How to Get Away With Murder rimane pur sempre lo sconvolgimento, il suo presentarci fatti e situazioni che dovrebbero avere un’unica lettura, ma che sono composti da così tante facce nascoste, impossibili da controllare.

Non è un telefilm dalla facile digestione, ma questo non lo rende elitario, né ne è un merito. Purtroppo questa confusione, che mira a prendere alla sprovvista lo spettatore, rende solo più confusionaria la sua fruizione, tanto che questo episodio sembrava composto da plot twist posti l’uno dietro l’altro, portando a sbarazzarci di tutto ciò che è avvenuto in precedenza.

È sicuramente rilevante porre la nostra attenzione sulla famiglia Castillo. Con il padre di Laurel elevato a villain di questa stagione, Annalise cerca di capire la posizione di sua figlia, assicurandosi riguardo la sua salute mentale, prima di aiutarla a riportare il suo bambino tra le sue braccia.
Lo storico della famiglia Castillo non è roseo, e sapere che la madre di Laurel è collegata a Dominick rende le cose più complicate di quello che ci aspettavamo, ma nonostante ciò risulta intrigante ed ipnotizzante riflettere sulle sue motivazioni.
Da questa prospettiva, ho aspettative molto alte, perché l’aggiunta di questo personaggio può rivitalizzare questa serie, ma allo stesso tempo potrebbe aggiungere solo un altro pezzo inutile al puzzle, senza dare un apporto significativo, ma solo un’altra digressione inutile.

Per quanto riguarda la protagonista indiscussa della serie, Annalise sembra essere ritornata un po’ alle origini, proteggendo ad ogni costo i suoi ragazzi, e avendo una conversazione interessante con Bonnie, sviscerando finalmente il loro sentimento.
Ricordo di averne parlato davvero tanto di questo sentimento quasi morboso che condividono e finalmente ci viene presentato in maniera lineare, definendo un sentimento che sembra andare oltre le definizioni, un legame inscindibile, che potrebbe assomigliare a quello tra la Keating e Wes.
Invece ponendo lo sguardo sugli altri studenti, non possiamo non concentrarsi su quanto abbiano perso parte della loro umanità, e quanto Oliver sia l’unico ad avere una coscienza.
Per quanto sia normale per loro sperare che Simon muoia, risulta inumano voler vedere una vita spezzarsi, anche con le proprie mani.
È giusto che sia lui a monopolizzare parte delle screen-time, perché è un atto voluto a riumanizzare la percezione dello spettatore, che stando dalla parte dei protagonisti, dimentica cosa è eticamente giusto e cosa è sbagliato. Anche il discorso con Asher mira ad avere la stessa funzione, per non farci dimenticare ciò che ha compiuto, ma che dietro il suo omicidio, c’erano impulsi rabbiosi di un ragazzo spaventato.

Anche Michaela, d’altro canto, che sembrava essere diventata intangibile, quasi d’acciaio, adesso sembra più umana, sia nel rapporto fraterno con Laurel, sia nell’abbassamento della guardia e gli errori commessi con Tegan. Sicuramente questa scelta è volta a dare realismo a questo personaggio, che stava incarnando il becero stereotipo della donna di ferro, che non riesce a piegarsi e che sa sempre cosa fare.

Purtroppo How To Get Away With Murder non riesce a ripercorrere i suoi passi e l’auge delle prime due stagioni, ma il continuo stupore e stravolgimento, porta solo ad una continua confusione.

E con questo vi lascio il video del promo, e vi invito a passare dalle nostre pagine amiche  Stunning Aja Naomi KingJack Falahee Daily, Matt McGorry Source e How to Get way with Murder Italia

missdanastood

Mi dicono che parlo troppo e ho provato a stare zitta, ma dite che una che ha messo in difficoltà pure Kit Harington ce la possa fare?
Sono fatta al 100% di caffeina e citazioni di It's Always Sunny in Philadelphia

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